Dopo aver letto con vivo interesse il suo primo libro, non ho potuto fare a meno di tuffarmi nel secondo, che ho esaurito tutto d’un fiato in scioltezza. Ah, Diana… devo trovare il modo di conoscerla! E non tanto per godere della sua decantata “ars amandi”, quanto per entrare in contatto con una scrittrice che può essere solo vera al 100%, e non costruita con una di quelle operazioni di marketing che a volte ci rifila il business della comunicazione. No, no: sono sicuro che Diana c’è!
Lei ha il potere di condurti per mano nel suo scabroso mondo con una leggerezza e una semplicità disarmanti, che a tratti profumano addirittura di un candore quasi infantile. Sotto questo lato etereo però si nasconde una donna disincantata che osserva, seziona e registra con occhio spietato ma ironico tutta la realtà che le capita di incrociare nella sua vita variegata. Il suo stile asciutto e diretto, da autentica cronista, è degno del grande Tacito, con cui condivide anche la finezza nella analisi psicologica dei suoi interlocutori, singoli o gruppi che siano. La sua penna ti stupisce e ti rapisce, ti affascina e ti seduce. E io sono certo che prima o poi la vedrò scorrere sulle mie copie personali firmando l’autografo più erotico che ci sia.
Recensione “Il piacere è ancora mio” a cura di Gianni Lochi
Scrittore e Cantautore
Ho pensato molto a questo romanzo prima di scriverne: una decina di giorni. Perché il mondo, noi, non siamo sempre liberi dai pregiudizi come dichiariamo. Questo non è solo il diario di una escort, ma quello di una Donna che ha voluto “vivere e vedere”. Ed è questo che lo rende un romanzo che può anche insegnare la libertà, oltre gli stilemi: non è il diario di una scorticata viva, ma quello di una Donna che non nasconde la propria furbizia per imporsi ad un mondo di uomini clienti ma soprattutto timorosi del proprio lato oscuro.
Uomini alla deriva, pur nella loro apparente borghesia, che dietro doppi petti emotivi nascondono un cuore che batte ormai sulla strada. Hanno mercificato, fingendo, il proprio (essere) umani. L’autrice farà parlare di se: perché ha una delicatezza e dolcezza di scrittura che non diventa mai pietas ma è la scrittura di chi ama le parole, le rispetta, le accarezza come fossero bambole a cui voler bene. È una scrittrice rara, lontana da stereotipi, lontana da facili escortistismi. Una carezza anche nel farci comprendere, con sofferenza, che siamo tutte puttane. La differenza è che l’autrice lo sa.
Recensione “Il piacere è tutto mio” a cura di Gian Paolo Serino
Critico Letterario e giornalista
Cara Diana J.C. Kendall, volevo dirle “grazie” per aver scritto questo libro. Grazie per aver preso la penna in mano e per avere avuto il coraggio di raccontarsi. Grazie, perché finalmente possiamo fare a meno della miriade di libri scritti da chi il suo mondo, quello delle escort, non lo conosce per niente, o lo conosce solo superficialmente, e che, dall’alto della sua ignoranza e con il vestito buono del pregiudizio, ha preteso di raccontarci la verità. Grazie per averci mostrato che il suo mondo non è un mondo di sopraffazione e violenza, di umiliazione e sottomissione, ma che spesso è un mondo di libertà, quella di dare piacere senza alcuna costrizione, di poter decidere la propria vita e gestire la propria sessualità nel modo più soddisfacente possibile, offrendo le proprie prestazioni in cambio di denaro. C’è qualcosa di sbagliato in questo? Io credo di no, sono convinto che, come lei giustamente afferma, le prestazioni sessuali di una escort abbiano un valore e che debbano essere, giustamente, ricompensate.
Grazie per averci sorpreso con parole chiare e dirette, le parole di una ragazza venuta da “un luogo qualsiasi del sud del mondo”, cresciuta in una famiglia ”con principi molto saldi, anche troppo, e soprattutto fin troppo rigidi”. Grazie anche per non aver scritto il solito libro che parla solo di sesso. Certo il sesso c’è, del resto è parte integrante del suo mestiere, ma non è mai fine a sè stesso.
Lei ci ha sorpreso, mi ha sorpreso, per il modo in cui ha raccontato di come, giovane e ingenua ragazza con nessuna conoscenza dei piaceri del sesso e, più in generale, delle gioie della vita, abbia saputo liberarsi dal giogo paralizzante di un ambiente religioso e soffocante per iniziare, finalmente, a vivere la sua sessualità in modo libero e gioioso. Appagante. Divertente.
Il suo è un racconto sincero, a tratti gioioso, a tratti serio, su come, attraverso il sesso, lei ha conosciuto il mondo e, soprattutto, la natura umana. È un percorso di introspezione quasi feroce il suo libro, ma anche di osservazione, scevra da falsi moralismi e pregiudizi, della natura umana, delle nostre paure, delle nostre debolezze, dei nostri desideri più nascosti.
Avrebbe potuto scrivere un libro per costruire il suo mito, la leggenda di una donna capace di dare piacere come nessun’altra, e riempire il suo cielo della luce della sua stella. Avrebbe potuto, sarebbe stato legittimo. E sarebbe anche stato eccitante per noi leggerlo. Piacevole.
Ma non l’ha fatto. No, lei ha rovesciato il paradigma della definizione del rapporto tra una escort e il suo cliente. La escort non è più l’oggetto del desiderio, un corpo da usare per il proprio piacere, ma un soggetto che pensa, agisce, osserva. E scava. Servendosi delle sue capacità, della sua esperienza, della sua bellezza, ma, soprattutto, della sua intelligenza. Il punto di vista si rovescia in un modo che sorprende, perché completamente inatteso.
Tra le pagine del suo libro, amplesso dopo amplesso, emerge un’umanità complessa, a volte falsa, a volte malata, molto spesso nascosta dietro una maschera di rispettabilità, indossata per evitare di mostrarsi per ciò che si è veramente. Per paura, per vigliaccheria, per sottrarsi al giudizio degli altri. E lei, cara Diana, la natura che si cela dietro quella maschera riesce a svelarla con una capacità di introspezione che dovrebbe sorprenderci, ma che invece non ci stupisce perché abbiamo imparato a conoscerla fin dalle prime pagine.
Lei (ci perdoni il termine) è “una vera escort”, sa come servirsi del suo corpo e come usare quello degli uomini per regalargli momenti di piacere sublime. Ma è anche, anzi, soprattutto, una grande psicologa, capace di definire, senza banali generalizzazioni, l’intero campionario delle virtù e dei difetti, delle debolezze e delle paure degli esseri umani, rivelandoci un universo variegato di tipi umani, dagli innamorati ai bugiardi, dai manipolatori agli psicopatici.
Grazie per avermi messo di fronte alla mia inadeguatezza, perché guardandola negli occhi posso provare a superarla, a superare i miei limiti, posso imparare a guardarmi dentro per scoprire chi sono davvero e cosa desidero veramente. Grazie, a nome di tutte le donne, perché attraverso la lettura del suo libro, potranno imparare a conoscere davvero gli uomini che hanno accanto. Grazie per avermi divertito, eccitato a volte, ma, soprattutto, per avermi fatto riflettere.
Che è lo scopo di ogni buon libro. Come il suo.
Ho amato questo libro e conto di leggere al più presto il secondo. E, appena uscirà, anche il terzo. Le rubo le parole per salutarla e le dico, grazie, il piacere è stato tutto mio.
Recensione “Il piacere è tutto mio” a cura di Emanuele De Vito
Scrittore e Blogger
A distanza di duecento anni dalla pubblicazione di MOLL FLANDERS, novella biografica di Daniel Defoe ispirata alla vita avventurosa di una donna inglese del primo Settecento, sono apparse in libreria le prime due opere di Diana JC Kendall. Al di là del differente contesto ambientale e storico, colpisce, come per il romanzo di Defoe, la centralità della figura femminile, protagonista in forma autobiografica. Il tema portante, al di là dell’ambito erotico, è quello delle relazioni umane. Torna alla mente LA COMÉDIE HUMAINE di
Balzac, della quale l’autrice riprende la struttura policentrica per descrivere in modo laico-umanistico la sotterranea varietà dei comportamenti maschili. Si nota una potenzialità forte, capace di evidenziare le molteplici sfaccettature della psicologia maschile e, anche, femminile, in relazione a una professionista del sesso. Che, nel caleidoscopio di personaggi messi in scena dall’autrice con benevola ironia, si erge in modo disinvolto e autorevole alla dimensione di eroina, all’interno di uno scenario, quello delle relazioni sessuali e sociali fra la Kendall e i propri clienti, dai contorni addirittura epici.
È chiaro il superamento dei confini della letteratura di genere erotico, nell’ambito della quale lettori appassionati delle molteplici sfumature della materia trovano una miniera di racconti e suggestioni in grado di soddisfarne curiosità e immaginazione. In realtà, l’ambito è quello dei comportamenti umani, legati a quel modo di relazionarsi, elevato a sistema, nel quale la transazione economica a compenso delle prestazioni professionali della protagonista assume una valenza simbolica emotiva, ponendosi a garanzia della correttezza etica, oltre che mercantile, dello scambio sessuale e relazionale.
Si avverte la crescita di un modo espressivo disinvolto e intenso, il formarsi di uno stile che sta portando la Kendall dalla dimensione della narrazione a quella della scrittura. Non posso che auspicare la stesura, da parte sua, di un romanzo capace di esprimere sino in fondo l’intensità delle figure psicologiche maschili in relazione a una profonda conoscitrice della sessualità e della sensualità. Ma, in ogni caso, già dalla lettura di questi primi due volumi ne sono uscito davvero arricchito.
Recensione di “Il piacere è tutto mio” e “Il piacere è ancora mio” a cura di Antonio Molino
Pittore, illustratore, giornalista, scrittore
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